A tutti sarà capitato di non riuscire a trattenersi dal mangiare qualcosa di goloso, a tutti sarà venuta quella voglia improvvisa di dolce o di salato a cui è davvero difficile resistere. Ecco quindi che ci mangiamo 3 cioccolatini di fila o che capita di finire un pacchetto di patatine da sole…
A tal proposito devi sapere che consolarsi, coccolarsi e cercare di “tirarsi su” con il cibo è un comportamento più che naturale. Non vuol dire quindi avere un disturbo da Binge eating o da alimentazione incontrollata.
Si sente spesso parlare di disturbo da binge eating, ma molte volte non si sa in effetti cosa comporti o in cosa consista nello specifico.
Chiariamo subito un aspetto importante: avere un disturbo da alimentazione incontrollata non vuol dire semplicemente mangiare troppo in alcune occasioni!
Cos’è allora il Binge Eating e soprattutto come porre fine a questo disturbo? In questo articolo troverai la risposta alle tue domande e scoprirai qual è la strada migliore da percorrere per vincere l’alimentazione incontrollata.
Cos’è il “Binge Eating Disorder”?
Per binge eating si intende letteralmente “abbuffata di cibo” e indica quegli episodi in cui si assumono grandi quantità di cibo in un determinato lasso di tempo, ad aggiungersi vi è la sensazione di perdere il controllo su ciò che si sta ingerendo.
Queste abbuffate sono accompagnate da un forte senso di disagio e da altre emozioni e vissuti negativi come vergogna e senso di colpa che spesso spingono a mangiare da soli o di nascosto.
Binge Eating Disorder: Sintomi
Per poter fare diagnosi di disturbo da binge eating devono esserci abbuffate almeno 1 volta a settimana per 3 mesi, queste abbuffate non devono essere seguite da condotte di eliminazione, cioè quei comportamenti mirati all’eliminazione del cibo o all’evitamento del rischio di aumentare di peso come per esempio il vomito autoindotto, l’uso di lassativi o l’esercizio fisico eccessivo.
Solitamente queste abbuffate compulsive hanno delle caratteristiche specifiche: si mangia molto più rapidamente del normale, si mangiano grandi quantità di cibo anche senza sentire lo stimolo della fame, si mangia fino ad avere una sensazione dolorosa.
Si mangia in solitudine perché spesso ci si vergogna per la quantità di cibo ingerito, si prova disgusto per se stessi e senso di colpa alla fine dell’abbuffata.
Quindi no, se qualche volta mangi qualche pezzo di pizza in più, se qualche volta mangi 4 cioccolatini di fila o se ti accorgi di aver finito un pacchetto di patatine solo quando te ne rimane una sul fondo, non vuol dire che hai un disturbo da Binge eating.
Come riconoscere quindi il disturbo da alimentazione incontrollata?
Come vedi, la situazione è più complessa: ci sono dei vissuti emotivi importanti associati a queste abbuffate che hanno poi un forte peso sul modo di considerarci, giudicarci, vederci e inoltre, deve esserci una certa frequenza.
Spesso queste persone vengono confuse con persone sovrappeso, obese o bulimiche. La differenza sostanziale tra bing eating e bulimia è che in quest’ultimo caso le abbuffate sono precedute e seguite da comportamenti dietetici restrittivi, condotte di eliminazione o controllo del peso, questo non accade invece nel disturbo da binge eating.
Binge Eating: Cause
Le cause che inducono l’insorgere di questo disturbo non sono ancora del tutto chiare, ci sono numerosi fattori che possono contribuire a rendere una persona più vulnerabile di un’altra, la genesi è infatti multifattoriale.
Va inoltre sottolineato che questo disturbo si osserva anche nelle persone che seguono una “dieta” con molte restrizioni o i classici “andamento a yo-yo”: resistere all’impulso di mangiare ciò che vorremmo causa l’aumento dell’impulso stesso rendendo così più probabili anche gli episodi di abbuffate.
Per questo è sempre importante stare alla larga da diete fai da te, da cibi proibiti o concessi, dalle restrizioni caloriche severe ed è necessario invece, se si vuole intraprendere una dieta, affidarsi ad un buon professionista.
Come già anticipato, le cause possono essere molte, dal punto di vista psicologico potrebbe esserci per esempio un deficit nella regolazione emotiva; una persona può iniziare ad abbuffarsi perché incapace di gestire le emozioni negative come rabbia, tristezza, malinconia, paura ecc. le abbuffate diventano quindi un modo per distrarsi dagli stati d’animo intensi e sgradevoli.
I periodi di stress mettono alla prova molti di noi: quando non si riesce a gestire lo stress e le emozioni che ne conseguono scatenate da alcuni eventi (es. problemi familiari, lavorativi, di coppia ecc) si possono innescare le abbuffate. Un ruolo nelle abbuffate lo hanno anche la bassa autostima, il perfezionismo, l’impulsività, l’anassertività e altro ancora.
Anche la famiglia ha un ruolo importante. Un ambiente familiare in cui si hanno cattive abitudini alimentari, dinamiche relazionali difficili (per esempio uno stile educativo troppo freddo, una famiglia molto invadente che non lascia spazio alla privacy o autonomia, genitori troppo esigenti) possono incidere sulla vulnerabilità allo sviluppo del disturbo.
Ad incidere è anche la familiarità con problemi di peso, cioè avere per esempio parenti stretti sovrappeso o obesi ed essere sovrappeso nella prima età adulta. Ciò potrebbe avere effetti a lungo termine sul metabolismo
Tutti questi fattori, ma anche altri non citati, interagendo fra loro possono aumentare il rischio della comparsa del disturbo alimentare.
Come uscire dal binge eating disorder
Come abbiamo potuto vedere, le abbuffate innescano un circolo vizioso: mi sento male quindi mangio, poi però sto peggio perché mi sento in colpa, mi vergogno, aumento di peso etc.
Questo porta spesso ad ulteriore calo dell’autostima, del senso di efficacia personale e dell’accettazione di sé e aumentano così i vissuti negativi che portano ad altre abbuffate.
La regolazione emotiva è quindi un punto fondamentale nel trattamento del disturbo da binge eating. È necessario perciò imparare a porre consapevolezza, riconoscere, accettare e gestire le emozioni.
Se si pensa di rientrare in questa situazione o si è preoccupati per qualcuno a cui si vuole bene, il consiglio è quello di rivolgersi ad un professionista psicoterapeuta che possa aiutare a far chiarezza in merito, fornire informazioni corrette e aiutare a trovare la giusta traiettoria verso il benessere.
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